domenica 26 febbraio 2012

Che mi importa dei lividi

Doveva essere un post avventuroso.
L'idea era quella di raccontare come ho dato prova della mia prestanza fisica e del mio coraggio in un parco di sport estremi, anzi come dice la pubblicità del funpark, 'radicali'.
Ma io non sono né atletica né spericolata. Sono pigra e mi piace leggere.
La giornata è stata di una fatica titanica, almeno per me. Circondata da pazzi scalmanati e urlatori, sono uscita incolume da una sessione di karting, una di paintball e mezza di percorso ad ostacoli tra gli alberi.
Mezza, certo. Chi lo dice che lasciare le cose a metà è reato?
Ad ogni modo, non è difficile immaginare quanto io, ieri, fossi fuori contesto e che non sono bastate le incitazioni degli studenti, le occhiate dolci e la voce rassicurante dell'istruttore, a convincermi che 3 metri sono pochi e non siamo mica nel vuoto.
Tutto questo perché, io soffro di vertigini.
Esatto, soffro di vertigini e mi tolgo un peso, dicendolo.
(Oggettivamente, questo non sarebbe un grande problema se non avessi incontrato un Super Eroe che passa metà della sua vita in aria e se non frequentassi questo genere di posti; ma a questa ultima parte rimedierò quanto prima, al Super Eroe no).
Dopo il ponte tibetano io sono voluta scendere,  esponendomi al pubblico ludibrio e allo stesso tempo sentendomi ganza per aver fatto metà del percorso di 'arborismo. Ora mentre scrivo, realizzo la figura tremebonda e penso alla frase di Stefano Benni:
Ci sono momenti nella vita che uno non si rende conto di essere ridicolo e sciocco, non puoi cancellarli dal curriculum, poi ti risveglierai, li ricorderai con un po' di vergogna, ma la vergogna è qualcosa che ci attacchi dopo.
E pensare che io mi sono divertita da pazzi ad ascoltare le grida adrenaliniche degli altri e a guardarli nelle loro imprese pazze.D'altronde ognuno è pazzo a modo suo.

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