giovedì 21 giugno 2012

Un codice speciale

Ci sono certi giorni che ci vedi nero, che più o meno equivale a non vedere.
Il nero non mi fa pensare, mi fa solo disperare.
Il nero è quando arrivano notizie che non vorresti sentire mai.
Il nero è quando entri nel tunnel del 'perchè io? perchè noi? perchè adesso?' e perciò vuol dire che sei in un periodo orribile.
Il nero è quando vuoi vomitare in faccia alla vita che stavolta ha esagerato.
Ma non è questo il punto.  Non posso concentrarmi sul nero, quando insieme a lei ho una battaglia da sostenere, quando devo essere alleata contro una guerra dura, lunga ma che finirà bene, per noi dico.
E la cosa bella, perchè anche i periodi orribili pare ne abbiano, è che sul cammino trovi  alleati.
Speciali, non qualunque.
Alleati con super poteri. Alleati che non ti fanno lezioni moralizzanti, ma con un sorriso discreto e timido ti mostrano come si fa.
Grazie Romina.



venerdì 25 maggio 2012

Cadendo

Non é neppure questo il tempo di un post allegro.


Meno male che Teresa mi ha insegnato a respirare.
Teresa dice che noi adulti respiriamo male, che abbiamo dimenticato come si fa, per questo è necessario imparare, recuperare la respirazione primitiva.

In questi giorni, quando mi sento sprofondare, mi tappo le orecchie e comincio a respirare, di pancia, come i bambini.

Certo non basta, non salva ma aiuta.

domenica 20 maggio 2012

Saudade. e non c'è nulla da fare


Partire e portarsi dietro un sacco di sorrisi, belle parole, regali, odori, colori.
Tornare e ritrovare i rumori, le risate, le urla, gli abbracci. Tutto quello che si chiama famiglia, che non ha niente a che vedere con il DNA.
Lasciare un pezzo di cuore e curarne un altro, quello che non ce la faceva più a sopportare di non viverti.
Tristezze che si alternano a felicità, nostalgia e gioia, gioia e ancora nostalgia.
Nostalgia del presente, di quello che è stato. Nostalgia del suono della tua voce, dei viaggi su quel treno puntuale, dell’odore di magnolia.
Ho fatto scorta di bei ricordi, perciò di nostalgia.
Eppure senza quei giorni e senza questi, non sarei niente.
Sono quello che ho vissuto; sono io perché ci siete stati voi.
Nei miei gesti, rivedo le tue mani, allora la nostalgia diventa dolore.
Ma per quanto faccia male, è uno strazio dolce.

Costa Nova_ Portugal.                    Photo by Paolo Antonelli
Saudade.  Non saprei dirlo meglio:  Saudade.

mercoledì 2 maggio 2012

Questo non e' amore

Devo fare qualcosa, qualcosa che mi faccia tornare il buon umore.
Sono rientrata sotto una tempesta mostruosa, con i piedi bagnati.
 d'altronde, stamattina alle 7, il mio primo pensiero, ancora sotto il piumone, (ebbene si',non ci si crede) e' stato: 'oggi e' il giorno giusto per comprarmi le calosce' (o gli stivali da pioggia di gomma, se piu' vi piace). Poi ho desistito; non che non siano fighi, per carita'.
Il periodo di ristrettezze economiche,  lo spazio  esiguo che tra poco dovro' uscire per far spazio agli oggetti,  il sentore che il piede non sia proprio a suo agio li' dentro, mi hanno indotta a pensare: 'ma tanto smettera', e' una spesa inutile'. Mi sbagliavo, e' andata di bufera fino a stasera.

Comunque, stanca, con qualche pensiero, o anche piu' di qualche, bagnata, sono arrivata a casa e mi sono trovata a leggere due notizie tristissime. Una mi ha fatto piangere (non che sia un'impresa titanica), l'atra mi ha fatto piangere e  arrabbiare, ma di quella rabbia cieca. Era sulla mattanza delle donne che si perpetua, era una di quelle notizie che ti fa perdere per un attimo ogni idea di legge, di stato, di rispetto umano.
Adesso che mi fermo a pensarci su, scopro di avere i brividi, brividi di paura della violenza ma anche di paura della rabbia, che comunque genera violenza.
(Nella mia testa, questo post doveva andare avanti dicendo che mangero' qualcosa di schifoso per tirarmi su, anche se poi non e' vero visto il mio nuovo regime alimentare salutista. Pensavo di scrivere che cerchero' qualcosa di divertente da leggere in internet, o lavorare solo alla parte che mi piace. Ma non so perche' questo, adesso, mi sembra fuori luogo. Forse perche' non posso non pensare a cosa spinge un uomo ad ammazzare una donna, in maniere diverse ma sempre cosi' brutali, per il solo fatto di decidere di porre fine alla vita di un'altra. Mi sforzo ma nella mia testa non ci sono concetti di gelosia, possesso, onore che tengano.
E' follia? E' malattia? C' e' un grande fattore culturale? E' l'influenza di una televisione spazzatura, di tutto un mondo dove la donna e' uno splendido accessorio e dove l'uomo non deve chiedere mai?
Non lo so, forse tutto questo, forse no.
Potrei dire tante cose, cadrei nella retorica e le parole, si sa, sono spesso fonte di malintesi.
Ma voglio fare il mio e, nella settimana dell'Europa, parlero' con i ragazzi di questo, per capire ed ascoltare, ma anche per spiegare. Per dirgli fondamentalmente questo: restiamo umani.

lunedì 30 aprile 2012

E sentii in gola il nodo gordiano...

Dicono che il segreto e' respirare, magari in un sacchetto. Io non ci ho mai provato perche' sono pigra e, mentre affondo nei miei pensieri, di alzarmi ed andare a cercare un sacchetto, proprio non ci penso.
Non respiro neppure quando l'onda dei pensieri mi sommerge, resto in apnea. So che di tanto in tanto arriva, come arriva la primavera, come arriva la storta alle caviglie quando sono distratta, come arriva la busta della spesa troppo pesante.
Eppure ogni volta mi sorprende, mi trova impreparata; mi travolgono le mie sconfitte, le cose andate storte, le cose che ancora devo fare e mi sembrano impossibili, i momenti che ho perso, le occasioni sfumate.
Sembra di affogare. Le mie orecchie sembrano percepire solo due parole in un mare di lettere e suoni: 'se avessi'.
Non ci sono braccioli per resistere a questa mareggiata mentale. Deve passare.
E passa. So nuotare  e conosco le acque della mia testa; faccio il morto e intanto il peggio passa, allora ricomincio a battere i piedi.
Arrivo a dorso a riva, un po' ammaccata ma niente di grave, in genere.
Oggi mentre nuotavo e ricominciavo a respirare, pensavo a quanta fortuna ho. Ieri, ad esempio, ho preso un treno che era gia' partito; la mia amica l'ha fermato per me. Una scena surreale, il controllore-macchinista mi ha gridato qualcosa che, per mia fortuna immagino, non ho capito ma alla fine mi ha sorriso e ho fatto un viaggio meraviglioso. Un treno lento che costeggiava un fiume e poi si avvicinava all'oceano, poi tornava tra i boschi e io sempre li' a sperare di rivedere quell'azzurro sconfinato, che ti libera e allo stesso tempo ti spaventa.
E poi stanotte, ho fatto un sogno strano ma ho visto una persona che mi manca tanto e avrei voluto non finisse mai.


giovedì 26 aprile 2012

Under pressure...under the rain...under

Ho sempre sostenuto che lavorare sotto pressione mi garba.
Allora perche' non scrivere un post da una tastiera senza lettere accentate in una sala gremita di gente, che parla in un' altra lingua, che lavora, che stampa, fotocopia e incolla, ride, mangia, scive mail e si lamenta, a ragion veduta, del freddo inclemente?
Tutto cio' perche' il mio computer e' andato in vacanza, giusto per non essere brutali e dire che ha deciso di abbandonarmi. Ci ho provato in tutte le lingue a dirgli che deve lottare e resistere almeno fino a maggio.
Spero di essere stata convincente, ma ad ogni modo, considerato che la mia arte oratoria non e' piu' quella del periodo aureo del liceo classico, l'ho consegnato ad un tipo, che pare faccia miracoli.
Al computer, si aggiungono raffreddore, pioggia, freddo e vento atlantico.
Eppure, sono viva e lotto insieme a voi. Mi chiedo solo dove sia andata la mia primavera.
Senza pc e internet e senza sole, ho gia' riletto i libri che avevo con me, scaricato il mio i-pod, mangiato una quantita' di biscotti indicibile...che mi resta da fare?
Accetto proposte.

 

venerdì 13 aprile 2012

Mi hanno preso per pazza, ma come dargli torto? Non ti aspettavo ma sei arrivata e allora ho aperto l'ombrello, messo le cuffie e cantato a squarciagola, schivando le piccole pozzanghere. Qui, come non mai, calvalco l'onda del 'tanto non mi conosce nessuno'.
Ben arrivata pioggia.
Mancavi, anche se non a me. Rendi tutto grigio ma magico e passare con te questo fim de semana a me non dispiace. Certo non saremo sole, saremo io, te e il mio lavoro, che solo a pensarlo si moltiplica.
Non potrò uscire di casa, dovrò limitare le mie ore di sonno, combattere con power point vari e organizzare un discorso credibile ma il tempo è dalla mia, ce la farò.
Quello che mi preoccupata è che non sono affatto preoccupata, anzi sono quasi allegra. Sarà il cioccolato o sarà questo posto, che mi piace sempre più?
Meglio non indagare e guardare la pioggia sul vetro, pensare che fuori c'è un vento pazzesco perciò mi è andata bene essere rientrata presto, altrimenti stasera avrei avuto un mal di testa 'da tornado'. (Qui nessuno ne soffre, sono l'unico esemplare, parrebbe, a cui il vento si pianta in fronte, mah)
Mentre la terra si rigenera, dopo mesi di secca, approfitterò per lavorare a modo, cucinare qualcosa di stratosfericamente buono, guardare quei film che ho in sospeso da mesi e fare due foto (cosa che merita un capitolo a parte, vista la mia totale incapacità).
Se mi conosco, domenica sera non avrò fatto nulla di ciò e sarò scioccata perchè il lunedì mi è arrivato alle spalle e mi ha colto di sorpresa.

lunedì 2 aprile 2012

Mi devo ricucire

Il tempo vola. A volte, seduta su un prato, lo guardo passare; a volte, é lui che guarda me correre, lasciandomi indietro pezzi, libri e cose. Mi cadono mentro corro, mentre scendo dall'aereo, mentre vado a lavoro in ritardo col sole .
Non si ferma e non lo ha mai fatto, salvandomi, quando da sola non sapevo farlo, o ferendomi, quando a difendermi non ci pensavo.
Mi ha ricucito, ha ricucito ferite dolorose più o meno bene, ricuce ogni giorno ricordi con precisione chirurgica.
Sa lasciarsi cucire.
Con due ferri ed un gomitolo di lana, ho 'cucito' la mia pezza. Più grande delle mie mani e più piccola del mio dolore. E'  una voce,  che con altre 3000 voci,  dice 'Mettiamoci una pezza' sulla nostra città.
Dopo 3 anni, dopo tante lacrime, dopo tanto vuoto.
Lo capisco solo ora che il più bisognoso di una pezza era il cuore.Saperlo rattoppato con fili colorati mi rassicura.

lunedì 12 marzo 2012

Cucendo le parole

Sono settimane che ci penso, senza arrivare a nulla. Pensieri sparsi e così sciocchi. Pensieri che turbano il mio sonno, senza portarmi a nulla.
Stamattina, però, ho preso il toro per le corna e, dopo aver avuto l'illuminazione nel dormiveglia, l'ho buttato giù.
Ho scritto l'editoriale per il giornalino della scuola. Che faticaccia. Volevo un qualcosa di motivazionale e di originale. Temo di essere scivolata nello scontato a piè pari ma, in questo periodo di stress, non ho saputo fare di meglio e, inoltre, non è proprio facile parlare agli adolescenti. A dire il vero, appena l'ho inviato alla redazione mi si sono aperte le dighe del cervello e giù pensieri ma, vabbé, il dado è tratto.
Sono passati circa dieci anni dal mio ultimo articolo sul giornale del mio liceo. Scrivevo nella rubrica viaggi. Non ricordo di aver mai scritto del Portogallo, ma sono certa di aver scritto dell’Isola di Madeira.
Da allora sono cambiate molte cose, ho vissuto in Francia e ora sono qui, in Portogallo.Aver respirato l’atmosfera poetica, caotica e unica di Parigi prima, e la tranquillità, la gentilezza di Santo Tirso, splendida con i suoi tulipani, adesso fanno di me una privilegiata. Inoltre, sono nata in un paese meraviglioso , pieno di storia, di arte, di cultura, con paesaggi che sembrano quadri. Sono fortunata. E lo siete anche voi.  Ci pensavo ieri, mentre guardavo l’oceano, scenario sconosciuto per me, bellissimo.  Giorno dopo giorno percepisco quanto il Portogallo sia, con il fascino discreto e silenzioso, tipico degli amori indissolubili, ammaliante. Siete fortunati
So che vivere in un paese bellissimo non basta per essere felici, soprattutto adesso. Soprattutto in questo periodo storico, dove tutti sono troppo impegnati a gridare alla crisi per ascoltare i ragazzi. Potrà sembrarvi che stare immobili e non pensarci  sia l’unica soluzione, aspettando che passi.
Invece non passerà, non senza il vostro aiuto.
Gli adulti non sono poi così intelligenti come sembrano, per cui c’è bisogno anche di voi.
Sarà necessario studiare molto, ma non per gli esami finali. Lo sarà per capire se c’è un’alternativa a questa situazione. Se uno non ha un bagaglio culturale, sarà sempre manovrato da discorsi che non capisce. Studiare permette di ragionare con la propria testa, evitando di seguire le mode imposte da qualcuno, magari molto meno intelligente di voi. Studiando, avrete le competenze, ragionerete con la vostra  testa, sarete uomini e donne  indipendenti  e liberi. Cosa che farà paura a molti all’inizio, ma poi vi apprezzeranno  e se non lo faranno, avrete imparato che non si può piacere a tutti, ma si sopravvive ugualmente.
Sarà necessario avere il coraggio di partire, di lasciare per un po’ la propria famiglia, i propri amici, le proprie abitudini.  Viaggiando vedrete scenari nuovi, conoscerete gente interessante, ascolterete nuove lingue; certe cose vi stupiranno, altre vi colpiranno, altre le farete vostre.  Capirete che il razzismo, l’omofobia, gli estremismi con ogni forma di violenza sono concetti che possono appartenere solo al passato, solo a persone ottuse, lasciatemelo dire. Viaggiando apprezzerete cose di cui ignoravate l’esistenza, mangerete cose che non avreste mai pensato di mangiare e che vi disgustavano. Viaggiando imparerete a ricredervi, cadranno i vostri preconcetti e capirete che la gran parte degli stereotipi sono falsi.Io, ad esempio, sono italiana, sono puntuale, non mi piace il caffè, bevo un litro di tè caldo al giorno (anche in estate), adoro il cous cous, vorrei imparare l’ebraico, uso un’erba tipica dei paesi arabi per colorarmi i capelli e ho amici in ogni continente.
Viaggiando imparerete ad amare il posto dove siete nati, lo guarderete con occhi diversi, apprezzerete i suoi difetti (dopo aver conosciuto quelli altrui!). Lo stesso sarà per la vostra gente; lontani da casa darete spiegazioni a gesti che oggi non capite, vi renderete conto dei sacrifici dei vostri genitori e li ringrazierete. Vi riempirà il cuore la fedeltà di alcuni amici d’infanzia e soffrirete per quelli che saranno spariti, non temete li rimpiazzerete molto presto. Aprendovi al mondo imparerete la tolleranza, capirete che non tutto quello che la televisione dice è reale , imparerete a contare su voi stessi. Virtù fondamentale.
Credi in te stesso. Se non ci credi tu, perché dovrebbero farlo gli altri? Non sei così male, come pensi.
Quando dovevo andare all’università e sostenere l’esame di ammissione ero angosciata; il mio professore del liceo, alle mie lamentele mi disse: ‘Avrai a che fare con ragazzi molto intelligenti e studiosi, certo, ma anche con molti sfaticati e poco motivati. Se ti impegni riuscirai a fare quello che vuoi’
Aveva ragione.  Ho collezionato sconfitte e delusioni, che mi hanno insegnato a non mollare. Ho vissuto un evento tragico, un terremoto fortissimo che ha distrutto la città dove vivevo e con essa quella che era la mia vita, ho dovuto raccogliere quello che restava e andare avanti.  Piano piano ce l’ho fatta, grazie a Dio e alle persone che amo.
Scegliete perciò amici sinceri, ci saranno sempre e  non vi abbandoneranno quando sarete insopportabili, vi sgrideranno ma lo faranno per il vostro bene. Sceglieteli che non siano invidiosi e non lo siate mai. L’invidia serve solo a logorarvi.
Nella  vita, molte volte vi ritroverete in mezzo alle tempeste. Passeranno. Avete mai sentito di una tempesta perenne? No, la natura è saggia. Siatelo anche voi.Non mollate, non vi arrendete, siate sordi alle cattiverie e dite la vostra con pacatezza e fermezza, quando non siete d’accordo. Non gridate, che nessuno vi ascolterà. Agite piuttosto. E non lamentatevi.
Non lamentatevi se avete troppo da studiare. Ci sono cose che, nell’immediato, non possiamo cambiare. Concentratevi e lavorate. Avrete più tempo per divertirvi, per vedere il mondo. Approfittate della natura, mettetevi un i-pod nell’orecchie e fatevi una passeggiata.
Siate curiosi, ottimisti, entusiasti. La vita può essere un’avventura meravigliosa
Comunque sia, questo oramai è scritto. Ripongo le mie speranze nella notte. Insonnia vade retro.

mercoledì 7 marzo 2012

La mia battaglia persa

La mia camera sembra un'istallazione di arte moderna. Non scherzo. Se solo ci fosse qualcuno competente nei paraggi, potrebbe sottoscriverlo.
Ha anche quel nonsoché di cinematografico. Saranno le ante spalancate dell'armadio in stile horror asiatico.
Ed è cosmopolita, con un bicchiere vuoto di Pepsi, che fa tanto arredamento.
La mia camera è un'apocalisse, è un disordine cosmico, è quello che resta dopo un'esplosione violenta.
Dicono che ammettere di aver un problema, avvicini alla soluzione. Dicono, inoltre, che bisogna avere l'umiltà di chiedere aiuto. (A pensarci bene, ma quante cose si dicono e chi le dice? vabbé, non é tempo di sofismi.)
Per cui, ti prego, Mary Poppins materializzati qui.
Se proprio non puoi, mandami Rossella O'Hara, la sua teoria mi sarà fondamentale stasera!

mercoledì 29 febbraio 2012

Free Rossella

L'ho saputo ieri. Non di te, Rossella, ma del blogging day.
Da questo blog sgangherato, neonato e ibrido (nè di mamme, nè di studi, nè di informazione ma di me) ti penso.
Penso a cosa staranno guardando i tuoi occhi, all'angoscia della tua famiglia, all'immobilismo di questa situazione.
Ti aspetto, Rossella. Subito.


http://www.rossellaurru.it/

domenica 26 febbraio 2012

Che mi importa dei lividi

Doveva essere un post avventuroso.
L'idea era quella di raccontare come ho dato prova della mia prestanza fisica e del mio coraggio in un parco di sport estremi, anzi come dice la pubblicità del funpark, 'radicali'.
Ma io non sono né atletica né spericolata. Sono pigra e mi piace leggere.
La giornata è stata di una fatica titanica, almeno per me. Circondata da pazzi scalmanati e urlatori, sono uscita incolume da una sessione di karting, una di paintball e mezza di percorso ad ostacoli tra gli alberi.
Mezza, certo. Chi lo dice che lasciare le cose a metà è reato?
Ad ogni modo, non è difficile immaginare quanto io, ieri, fossi fuori contesto e che non sono bastate le incitazioni degli studenti, le occhiate dolci e la voce rassicurante dell'istruttore, a convincermi che 3 metri sono pochi e non siamo mica nel vuoto.
Tutto questo perché, io soffro di vertigini.
Esatto, soffro di vertigini e mi tolgo un peso, dicendolo.
(Oggettivamente, questo non sarebbe un grande problema se non avessi incontrato un Super Eroe che passa metà della sua vita in aria e se non frequentassi questo genere di posti; ma a questa ultima parte rimedierò quanto prima, al Super Eroe no).
Dopo il ponte tibetano io sono voluta scendere,  esponendomi al pubblico ludibrio e allo stesso tempo sentendomi ganza per aver fatto metà del percorso di 'arborismo. Ora mentre scrivo, realizzo la figura tremebonda e penso alla frase di Stefano Benni:
Ci sono momenti nella vita che uno non si rende conto di essere ridicolo e sciocco, non puoi cancellarli dal curriculum, poi ti risveglierai, li ricorderai con un po' di vergogna, ma la vergogna è qualcosa che ci attacchi dopo.
E pensare che io mi sono divertita da pazzi ad ascoltare le grida adrenaliniche degli altri e a guardarli nelle loro imprese pazze.D'altronde ognuno è pazzo a modo suo.

mercoledì 22 febbraio 2012

In caso di blackout

Quando ho pensato a questo blog ero nel mezzo di un blackout. 
Un blackout reale che si sovrapponeva, forse, ad uno mentale ed emotivo.
Ho realizzato che stare seduti al buio era piacevole, ma solo per un po' e dunque ho ripreso a camminare. Perché io adoro uscire la mattina e camminare con il vento fresco in faccia e guardare il sole che fa i capricci, ma tanto poi esce.
Adoro, però, anche rientrare a casa dopo una giornata di pioggia, sedermi sul letto e staccare il cervello, vivere una sorta di blackout temporaneo.
Che dura giusto il tempo di ricordarmi che, qui dove sono, ci sono i tramonti più belli che abbia mai visto e allora annego gli occhi e il cuore nella luce arancio, che diventa rosa.

(credo di conoscere una canzone molto adatta per spiegare ciò, ma temo di non ricordarla. Perché altrimenti non sarei io.)